Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati "semi").
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati "semi").
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Coltivazione
Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del
grumolo, una struttura compatta costituita dall'insieme delle guaine
fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente
appressate le une alle altre attorno ad un brevissimo fusto conico,
direttamente a livello del terreno. La raccolta dei grumoli avviene in
tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi
terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante
vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra.
La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina.
Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima
temperato di tipo mediterraneo.
La raccolta del finocchio selvatico
La raccolta del fiore del finocchio selvatico avviene in Italia
appena il fiore è "aperto", normalmente a partire dalla metà d'agosto
fino a settembre inoltrato. Il fiore si può usare fresco o si può
essiccare, all'aperto, alla luce, ma lontano dai raggi diretti del sole,
che farebbero evaporare gli olii essenziali. I diacheni
si possono raccogliere all'inizio dell'autunno, quando è avvenuta la
trasformazione del fiore in frutto. Le "barbe" o foglie e i teneri
germogli si possono cogliere dalla primavera all'autunno inoltrato.
Uso in fitoterapia
Contiene: anetolo (da cui dipende il suo aroma), fencone, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, dipentene e acido metilcavicolo.
È emmenagogo, diuretico, carminativo, antiemetico, aromatico, antispasmodico, anti-infiammatorio, epatico. È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e nell'allattamento per ridurre le coliche d'aria nei bambini. È noto infatti che una tisana fatta con i semi di questa pianta sia molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da aerofagia.
Inoltre combatte i processi fermentativi dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale. Quindi può essere utile per ridurre la componente dolorosa della sindrome da colon irritabile.[1] I principi attivi in esso contenuti possono avere a dosi elevate (concentrati nell'olio essenziale estratto dai semi) effetti allucinogeni. [2]
Inoltre combatte i processi fermentativi dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale. Quindi può essere utile per ridurre la componente dolorosa della sindrome da colon irritabile.[1] I principi attivi in esso contenuti possono avere a dosi elevate (concentrati nell'olio essenziale estratto dai semi) effetti allucinogeni. [2]
In cucina
In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio. Il grumolo
bianco (erroneamente ritenuto un bulbo) del finocchio coltivato si può
mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può
aggiungere agli stufati.
Per quanto riguarda il finocchio selvatico, chiamato in cucina anche
"finocchina" o "finocchietto", si usano sia i fiori freschi o essiccati,
sia i frutti o "diacheni", impropriamente chiamati "semi", che sono più
o meno dolci, pepati o amari, a seconda della varietà, sia le foglie (o
"barba"), sia i rametti più o meno grandi utilizzati nelle Marche per
cucinare i bombetti (lumachine di mare); le foglie si usano fresche e
sminuzzate per insaporire minestre, piatti di pesce, insalate e
formaggi: nella "pasta con le sarde", nota ricetta siciliana, le foglie
del finocchio selvatico sono uno degli ingredienti essenziali.
I fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al
forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale (in
particolare la "porchetta" dell'Alto Lazio). I cosiddetti "semi" si
usano soprattutto per aromatizzare tarallini (Puglia), ciambelle o altri
dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane. È in uso nelle
regioni costiere del Tirreno, un "liquore di finocchietto", per il quale
s'utilizzano i fiori freschi e/o i "semi" e le foglie.
Curiosità
L'espressione "lasciarsi infinocchiare" deriva dall'abitudine dei
cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava
per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti
contiene sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino di
qualità scadente.
La comune distinzione tra finocchio femmina e finocchio maschio è solo formale: il primo è di forma allungata e il secondo tondeggiante. Il cosiddetto finocchio maschio,
più apprezzato sotto l'aspetto merceologico perché meno fibroso e più
carnoso, si ottiene grazie al concorso di fattori ambientali associati
alla natura del terreno e alla sua sistemazione superficiale e ad
un'adeguata tecnica colturale.
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